Comune di Castello di Godego
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Tappe sentiero natura Prai

1) San Pietro

Chiesetta di San PietroIl punto di partenza e di arrivo del Sentiero natura è situato presso la Chiesetta di San Pietro in Castello di Godego. A questa piccola e umile chiesetta, sparsa nel verde della campagna vicino al Musone, è legata la fede di Godego e di una vasta zona circostante.

La sua origine si perde nel silenzio del passato ed è legata alla prima evangelizzazione della zona ad opera di S. Prosdocimo.

La chiesa è di piccole dimensioni (m. 17,65 x 7,23), realizzata con povertà di mezzi; presenta pianta rettangolare terminante con abside semi-esagonale, tetto a due spioventi con piccolo campanile a vetta sul culmine della facciata, forse aggiunto nel sec. XVIII. La primitiva costruzione è di epoca paleo-cristiana del IV sec. d.C.

Botte di San Pietro

Vicino alla chiesetta di San Pietro troviamo il torrente Musone. Esso era accompagnato fino ad una ventina di anni fa da un'altro corso d'acqua che gli scorreva accanto, ora alla sua destra, ora alla sua sinistra: il Musonello. Il Musonello era infatti un canale artificiale che, prelevando acqua dal Musone, la utilizzava poi per azionare mulini ed altri opifici.

Qui, prendendo come riferimento il ponte sul Musonello e procedendo un po' verso nord, si può osservare ciò che rimane della Botte di San Pietro, grazie alla quale il Musonello sotto passava per l'ultima volta il Musone e si dirigeva poi verso Castelfranco per portare acqua alle fosse, non senza aver prima azionato le pale del mulino di Villarazzo e dei due mulini di Borgo Bassano in Castelfranco.

2) Il canale Roi

Si procede seguendo il sentierino dietro la Chiesa di San Pietro sino ad incontrare il canale Roi. Questo corso d'acqua si forma circa un paio di chilometri a nord del sentiero per la confluenza di alcuni fossati che raccolgono l'acqua reflua dai campi e si versa nell'Avenale in località Bella Venezia. La sua pendenza media è del 2,97%, la larghezza media è di 3,55 m., la portata massima inferiore a 4 m. cubi/sec.

Poiché la presenza dell'acqua non è costante, sono assai povere di specie sia la vegetazione sia la fauna acquatiche: si rinvengono quegli organismi inferiori o superiori che possono rifugiarsi e vivere per un certo tempo nella melma del fondale, in attesa che si creino le condizioni idonee per la ripresa dell'attività vitale, come il Tritone, la Sanguisuga, lo Scorpione d'acqua.

Il Tritone (Triturus vulgaris)

Il Tritone (Triturus vulgaris)È un anfibio appartenente al gruppo degli Urodeli (cioè gli anfibi con la coda). Nelle nostre acque vive il Tritone punteggiato che è di colore brunastro con l'addome giallo a macchie nere. Il maschio ha il dorso ornato da una cresta che diviene evidente nella stagione degli amori; essa avrebbe, secondo alcuni, funzione respiratoria, poiché aiuterebbe l'animale a captare l'ossigeno dall'acqua e quindi gli consentirebbe una presenza prolungata sul fondo dei corsi d'acqua, dove avviene il corteggiamento.

Scorpione d'acqua (Nepa cinerea)

Scorpione d'acqua (Nepa cinerea)Nonostante il nome e l'aspetto sinistro, questo insetto è innocuo. Vive sul fondo di pozze d'acqua basse dove si confonde efficacemente con le foglie morte. Le grosse zampe anteriori sono usate per afferrare vari piccoli animali. La muscolatura alare è scarsamente sviluppata e pertanto l'animale vola raramente.





3) I cinque Olmi

I cinque OlmiSuperato il casolare diroccato, ci dirigiamo verso nord passando per un sentierino tra i campi e ci avviciniamo a cinque grandi olmi.

Anche se guardiamo da lontano, lo sguardo è colpito da questi alberi che s'innalzano solitari sulla bassa vegetazione dei prati e dei coltivi.

Negli ultimi cinquant'anni la specie è stata colpita da una malattia molto virulenta, la grafiosi, causata da un fungo microscopico che si diffonde attraverso un piccolo coleottero suo ospite.

Sono così scomparse dalla campagna migliaia e migliaia di piante che nel passato erano invece comunissime anche per l'uso che l'uomo ne faceva. L'olmo è un grande albero, che può arrivare a 30 m. e più di altezza, dalla chioma vasta e folta; sopporta bene le capitozzature e le potature. La corteccia, liscia e grigiastra fino a circa 10 anni, si fessura poi abbastanza profondamente e si scurisce. Le foglie sono alterne, a margini doppiamente dentati, con apice accuminato. La base della foglia è arrotondata da un Iato, diritta dall'altro.

4) La siepe

Superati gli olmi, proseguiamo verso nord sino alla siepe. Tutta l'area dei "Prai" è particolarmente ricca di siepi che un tempo costituivano una risorsa economica che andava a sommarsi al prato e agli altri coltivi; forniva infatti legname da ardere e da opera, materiale per la lettiera per gli animali domestici, funghi e selvaggina, frutti e bacche commestibili.

Con l'affermarsi della monocoltura e con l'uso di macchine sempre più potenti le siepi agrarie si sono ridotte sensibilmente, fin quasi a sparire del tutto da alcune zone. Qui permangono perché si mantiene, grazie all'esistenza del prato, l'assetto agrario del passato costituito dalla tipologia del "campo chiuso".

Un altro elemento di valutazione della "naturalità" delle siepi dei "Prai" è rappresentato dalla loro complessità: sono presenti diverse specie di alberi e di arbusti che raggiungono altezze differenti e determinano al suolo un microclima umido e fresco adatto alla vita di alcune piante erbacee. Si tratta in definitiva di un biotopo che ricorda nella composizione floristica e nella struttura il bosco che originariamente occupava tutta questa parte di pianura, tanto che si potrebbe chiamarlo "bosco lineare".

L'essenza più tipica da questo punto di vista è la Farnia (Quercus Pedunculata), la grande quercia, regina del bosco planiziale, che è ancora presente, se non esattamente in questa siepe, in molte altre dei "Prai". Qui troviamo l'Acero campestre (Acer campestre), un albero di modeste dimensioni, talvolta a portamento arbustivo, il cui legno tenace e di lunga durata trovava impiego nella realizzazione di attrezzi agricoli e loro parti, il Pioppo nero (Populus nigra), che raggiunge lo strato più alto della siepe e predilige i suoli alluvionali e le rive dei fossati, il Platano (Platanus hybrida), al livello del precedente, l'Ontano (Alnus glutinosa), tipica presenza delle siepi impiantate lungo i corsi d'acqua, che durante l'inverno mette a disposizione abbondanti quantità di semi di cui sono ghiotti i lucherini. Lo strato inferiore della siepe è occupato da arbusti come il Crespino (Berberis vulgaris), il Sanguinello (Cornus sanguinea), la Rosa selvatica (Rosa canina), il Nocciolo (Corylus avellana), il Prugnolo (Prunus spinosa), il Biancospino (Crataegus monogyna), il Sambuco (Sambucus, nigra) le cui bacche, apprezzate dagli uccelli, sono anche adoperate per ricavarne uno sciroppo.

Nello strato erbaceo Ranuncoli e Anemoni (Anemone nemorosa) colorano la primavera di giallo e di bianco con la loro fioritura.

Tuttavia l'essenza presente con frequenza maggiore è una specie estranea al paesaggio naturale del Veneto, la Robinia (Robinia pseudoacacia). Di origine nord-americana, fu introdotta in Europa ai primi del 1600 ed utilizzata come pianta ornamentale per giardini.

5) Il campo chiuso

Il Campo chiusoDa questo punto in avanti ci inoltriamo in quella parte del territorio dove ancora permangono distese di prati, alcuni stabili altri rinnovati periodicamente, chiamata Inferno (in comune di Riese Pio X un'area che si presenta con caratteristiche analoghe è in località Prati del Sale).

Qui il paesaggio è ancora quello antico, vario per la presenza di diverse tipologie di vegetazione e per la ricchezza dell'elemento acqua, tipico nella sua struttura per il ripetersi dell'unità del "campo chiuso".

Il "campo chiuso" è costituito dall'insieme del prato con la sua varietà di erbe, della siepe alberata ricca di alberi e arbusti e del fossato per lo scolo delle acque; questi tre elementi formano un piccolo ecosistema, comprendente piante e molti animali (da quelli che costituiscono la pedofauna agli insetti, dagli anfibi e piccoli rettili che vivono in prossimità dell'acqua, sino alle specie superiori come uccelli e piccoli mammiferi che trovano rifugio tra gli alberi), che sopravvive grazie ad un suo equilibrio interno e conferisce all'ambiente un alto grado di naturalità.

6-7) I grandi prati

Proseguiamo lungo via Muson per poi girare a sinistra. Guardando verso nord ritroviamo il paesaggio e la tipologia dei «campi chiusi». L'area a prato in zona Prai occupa ettari 228, pari al 17% di tutta l'area. Essi sono concentrati maggiormente nell'area a cavallo tra i confini dei comuni di Castello di Godego e Riese Pio X. Si tratta in prevalenza di prati permanenti polifiti di pianura, soggetti alle normali pratiche agricole.

In genere i prati presentano un numero medio elevato di specie (25-40) anche se in molti casi 7-8 specie costituiscono da sole 1'80% del volume della vegetazione. Nella maggioranza dei casi vi è una buona presenza di specie ad elevato valore foraggero (poa pratensis, Agropyrum repens, Phleum pratense, Trifolium pratense), ma non sono rari i casi di prati poveri con presenza di specie di scarso pregio foraggero e prevalenza di graminacee a foglia larga in cespi e dicotiledoni dominanti del tipo Taraxacum e Rumex. Tali prati sono il risultato di pratiche agronomiche abbastanza intensive e di una abbondante concimazione organica a base di letame e soprattutto di liquame.

In tutti i prati sono presenti numerose altre specie, alcune di buon interesse quali Achillea millefolium, Plantago lanceolata, altre di scarso interesse quali Galium sp., Veronica sp., ecc. Non mancano specie quali il Ranunculus acris, velenoso allo stato erbaceo.

8) La casa colonica

Seguendo le indicazioni procediamo verso sud e attraversiamo ancora via Muson. Il sentiero, dopo aver costeggiato un vigneto, passa nei pressi di una casa colonica.

La tipologia della casa colonica cosi come si presenta oggi nell'area dei Prai deriva da moduli costruttivi relativamente recenti, diffusisi nell'area veneta tra la fine dell'800 e i primi decenni del '900. La nota più caratteristica (oltre agli intonaci talvolta colorati a fasce orizzontali) è costituita dalla differenziazione volumetrica tra corpo destinato alla residenza della famiglia colonica (parte sviluppata verticalmente, con granaio sovrastante) e corpo utilizzato a stalle, fienili e ricoveri di attrezzi (allungato e ribassato). 

9) Il Boschetto lungo il Muson

Proseguiamo verso sud seguendo la riva del Musone e giungiamo presso una siepe più profonda e fitta delle precedenti che ci piace denominare boschetto.

Il Musone è il corso d'acqua principale di tutta la zona, sia per portata sia per l'importanza che ha avuto nel passato nella formazione dei terreni dei "Prai". Nasce nella vicina zona collinare da due rami sorgentiferi, quello di Castelcucco e quello di Monfumo che si uniscono in località Casonetto e prosegue verso sud per circa 70 km, immettendosi poi verso Padova nel fiume Brenta.

Di natura torrentizia, andava incontro nel passato a piene abbondanti quanto improvvise anche perché riceveva l'afflusso di altri torrenti collinari, come l'Erega, l'Astego, il Viazza che, ora quasi prosciugati, erano molto ricchi di acque; durante le stagioni più piovose perciò era causa di inondazioni e di gravi danni.

Il boschetto che stiamo attraversando lungo la riva del Musone presenta le stesse caratteristiche osservate nella siepe. Il formarsi di un'alta cupola vegetale costituita dalle chiome degli alberi di maggiori dimensioni, come il Pioppo, l'Acero, la Robinia, determina all'interno del boschetto un ambiente nel quale la luce penetra con difficoltà e viene filtrata dalle foglie dove vivono piante sciafile (cioè amanti dell'ombra), come l'Edera ed il Sambuco. Sotto la volta arborea crescono piante di dimensioni minori, rammificate fin dalla base, che vanno a formare lo strato arbustivo: qui troviamo il Gelso (Morusalba), il Corniolo (Cornus mas), il Biancospino (Crategus monogyna), il Ligustro (Ligustrum vulgare), il Sanguinello (Cornus sanguinea).

Ad esse si accompagnano gli stadi giovanili degli alberi, che concorrono a rendere il boschetto più fitto; questa complessità contribuisce a trattenere l'umidità ed a mitigare il clima, infatti all'interno del boschetto troviamo un microclima fresco-umido. Ai margini, dove arriva più luce, crescono infestanti i Rovi e le Rose, piante eliofile. AI suolo, ricco di lettiera, costituita dalle foglie morte, vivono piante erbacee che sono costrette a compiere il loro ciclo vitale nel breve arco della primavera, l'unico periodo in cui la luce arriva al suolo: ecco allora la fioritura di Viole e Ranuncoli, che si fanno strada in un fitto tappeto di edera che, infestante, tappezza il sottobosco e si abbarbica ai tronchi degli alberi.

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