Comune di Castello di Godego
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Storia

Castello di Godego, comune della provincia di Treviso, distende il suo territorio su kmq. 17,98 (coordinate: latitudine 45° 42' 0'' N, longitudine 11° 53' 0'' E [1], altitudine 51 m s.l.m.) - con 6.659 abitanti al 31/12/2004 - tra la fascia delle Colline Asolane e la Pianura Centrale Veneta, all'incrocio tra le province di Treviso, Padova e Vícenza. Il toponimo comunale ha una duplice derivazione: "Castello" allude infatti all'esistenza in luogo d'una rocca militare durante l'epoca romana e, successivamente in età barbarica, che sorgeva nei pressi della canonica, dove è ancora visibile il rialzo del terreno ("castelliere") sul quale fu eretto il fortilizio. La seconda parte del toponimo, cioè "Godego", è invece di incerta derivazione, il nome avrebbe origine dalla voce longobarda "gudaga", che significa "boscaglia", per l'estensione dei boschi che coprivano il territorio. Una seconda ipotesi, propende invece per la derivazione dal nome del popolo dei Goti, che qui avrebbero eretto una fortezza a presidio della via Postumia nel V secolo circa.

Il corso del fiume Muson, che scorre giù dalle Prealpi verso la laguna veneta, percorre il suo alveo originario fino a Godego, dove fu deviato in epoca recente, con un nuovo tratto; collegandosi con l'area delle risorgive e delle sorgenti dei fiume Sile costituì, fin dalla preistoria, una via naturale di transito per quelle popolazioni paleolitiche che hanno lasciato tracce sulle sue rive. Nella pianura, le prime testimonianze di presenza umana si possono rícondurre all'epoca neolitica, periodo della grande rivoluzione agricola. Ma solo con l'età dei metalli e in particolare con l'età dei bronzo (II millennio a.C.) si moltiplicano gli insediamenti umani. Allora, l'economia basata sull'agricoltura subì forti condizíonamenti sociali dovuti alla nascente divisione del lavoro, per il diffondersi della metallurgia e dei commercio. Sul territorio castellano sono stati effettuati ritrovamenti di tale periodo particolarmente significativi per la densità di strutture abitatíve e culturali in terra rilevata, terrapieni arginati, come motte, tumuli e castellieri di pianura. Sono state trovate tracce numerose di centuriazione romana, con abitazioni rustiche e nuclei di villaggi: il sito di Godego appare già densamente abitato per il suo porsi all'incrocio tra il fiume Muson e la via Postumia.

La prima evangelizzazione cristiana della Castellana va fatta risalire al IV-V secolo, avendo come centro irradiatore la sede episcopale di Padova e come principale protagonista il vescovo Prosdocimo, il cristianesimo dovette presumibilmente giungere a Godego intorno al secolo VI' precedentemente all'invasione dei Longobardi.

Ezzelino da RomanoIl primo documento storico nel quale Godego è espressamente citato risale però al 28 maggio 972. In quell'anno, Ottone I, imperatore, donò ad Abramo, vescovo della città tedesca di Frisinga, alcuni possedimenti posti in parte nel contado di Treviso e in parte in quello di Vicenza: tra essi è elencato quello di Godego. Questa "corte" (distretto territoriale), all'inizio del sec. XII, passò in feudo ad Ecelo, con l'obbligo dì richiederne nuovamente l'investitura in caso di successione a figli e nipoti. Il 21 febbraio 1159, non avendo Ezzelino il Balbo richiesto il rinnovamento, fu privato del feudo di Godego su richiesta del vescovo di Frisinga. Il feudo ritornò poi agli Ezzelini con atto del 7 febbraio 1160, con il quale si stabiliva anche la perpetuità dell'investitura. Il 5 luglio 1223, Godego e il suo distretto passarono in proprietà ad Ezzelino da Romano, il tiranno, che lo ebbe dalla spartizione dei beni del padre Ezzelino, detto il Monaco per essersi ritirato nel monastero di Olíero. Da quell'anno il castello di Godego seguirà il destino infelice e tragico del suo signore. Nel 1229, Ezzelino, entrato in guerra con i padovani, fu da questi assalito nelle sue terre: il prediletto castello di Godego fu distrutto sino alle fondamenta, almeno così narrano alcuni storici. In realtà il maniero fu probabilmente solo parzialmente smantellato, poiché i suoi resti vengono documentati nel 1315, in occasione di una denuncia per pascolo illecito di bestiame e taglio abusivo di legna sul rilievo, il "castellario", ove sorgevano le ultime vestigia della fortezza. La violenta estinzione della stirpe ezzeliniana, avvenuta nel 1260, indusse Corrado, vescovo di Frisinga, a dare in feudo queste terre a Tisone da Camposampiero che, a suo tempo, era stato privato d'ogni bene da Ezzelino il tiranno. Nel 1339, Godego, unitamente a tutto il territorio trevigiano, passò sotto il governo della Repubblica di Venezia e venne incluso nella podesteria di Castelfranco.

A San Pietro, e a S. Maria Nascente è dedicata la Pieve di Godego, che è fra le più antiche della diocesi di Treviso. Nella bolla papale di Lucío III (1184) l'arcíprete di Godego è nominato come uno dei quattro esponenti della diocesi che, con il Capitolo trevigiano, eleggevano il Vescovo. La Pieve, titolo di una Congregazione foranea, fu elevata al rango di Chiesa Abbaziale per sollecitudine dei suo Arciprete Nuzio Quirini, patrizio veneto, da papa Benedetto XIV nell'anno 1754. A lato della chiesa settecentesca ne fu eretta una più grande a metà dei nostro secolo, su progetto dell'architetto L. Candianí.

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